Raffaello Simeoni, “Orfeo Incantastorie” Finisterre

Non stupisce il fatto che abbia vinto come miglior album 2018 il Premio Nazionale Città di Loano per la musica tradizionale italiana, l’album di Raffaello Simeoni intitolato “Orfeo Incantastorie”. Raffaello Simeoni ha contribuito alla rinascita della World Music italiana nel mondo, con l’esperienza fondamentale dei Novalia. La conoscenza vasta ed incredibile del polistrumentista permette a Simeoni, in questo lavoro, di cimentarsi in sonorità eterogenee e di ispirazione lontana.

Partendo dalla tradizione regionale, la contamina, la modifica e crea nuovi stili, incrociando la sua voce di tuono con lingue moderne e popolari. Così la potenza dell’antico sabino della sua terra d’origine incanta ed ipnotizza l’ascoltatore trasportandolo in un viaggio attraverso terre e continenti lontani tra di loro ma accomunati da un medesimo fuoco.

“Orfeo Incantastorie” raccoglie in 21 composizioni originali più di trenta anni di musica, proponendo un’opera capace di suonare comunque moderna. Al centro, la celebre figura di Orfeo che attraversa il mondo e la vita, in cerca del canto e di un amore.

L’album si articola in 2 cd, raccolti in una confezione impreziosita di disegni dello stesso Simeoni e dalle grafiche curate da Francesco Fazzi, ed è distribuito da Felmay / Egea.

“Orfeo Incantastorie” nel dettaglio

Raffaello Simeoni interpreta Orfeo Incantastorie
Raffaello Simeoni

Apre il disco il brano Orfeo, un canto a cappella che racconta l’inizio del viaggio, del vagare e dell’esplorare. Canti alla maniera del “Trallallero genovese” e il lamento del “Miserere” sono sovraincisi a incursioni di beatbox. Più nordeuropeo, Nyckelharpa il cui titolo richiama uno strumento ad arco della tradizione svedese, qui suonato da Gabriele Russo al fianco di cornamuse, flauti irlandesi, organetto e percussioni, mentre un coro di bambini parla di ricordi e speranza.

Stupisce Città Mea, dove compare il flow vocale dell’hip hop interpretato da Edoardo Basile insieme alla tradizione del canto di Amatrice.

Nel disco anche la reinterpretazione di uno dei grandi brani della tradizione, La Cecilia, un canto che racconta l’amore della donna soggiogata dall’arroganza maschile, una ballata arcaica ma così tristemente contemporanea.

I brani si susseguono tra mandole, cornamuse, flauti, cetre, chitarre, strumenti indiani, ouzouki, organetti, tamburi persiani, richiami alla musica irlandese e a molte altre, fino alla chiusura del primo cd con la serenata Lullaby.

Il secondo cd passa dalla zampogna di Marco Iamele e la voce di Susanna Buffa di Euridice al brano cantato in dialetto da Simeoni e in spagnolo con l’amico colombiano Roland Ricaurte Calexico. Hennè, immaginario paesaggio contemporaneo, vede insieme la chitarra classica di Cristiano Califano, i synth di Paolo Paniconi e i liuti arabi suonati dallo stesso Simeoni. Contus Antigus riprende un sonetto di Leonardo da Vinci per chiudere il disco.

Laura Mancini

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