Ginestra/Andreozzi: una coppia tutta da ridere al Teatro dei Servi

L’umorismo francese, a quanto pare, non lascia così indifferente neanche il pubblico italiano. Sarà in parte merito della trasposizione di Michele La Ginestra, nel caso dello spettacolo “C’eravamo troppo amati”, tant’è che già col debutto di questa stagione, lo scorso 10 gennaio, presso il Teatro Golden, i riscontri erano stati ottimi e le repliche che vedono ora impegnata la compagnia al Teatro de’ Servi di Roma (fino al 21 aprile) riconfermano il successo del testo di Pierre Palmade e Muriel Robin, diretto da Roberto Marafante.

“Ils se sont aimès”, il titolo originale, rende forse ancor meglio l’idea su cui si basano i dialoghi della commedia: quello che un giorno si dirà di questa coppia di protagonisti, marito e moglie (o ex marito/ex moglie, a seconda dei punti di vista) è che “Si sono amati”… ma quanto c’è di vero? Quanto è abissale la differenza tra quello che provano realmente l’uno per l’altra e ciò che vogliono mostrare a chi gli è vicino (genitori, domestiche, amici del cuore o nuovi partners)? E, andando avanti, qual è la differenza tra quanto si dicono nei loro scambi di battute e quanto vogliono, invece, davvero l’uno dall’altra?   In questa “storia d’amore al contrario, che comincia da dove finisce”, come la definisce il regista – che ritrae un’idea del matrimonio come qualcosa attraverso cui si deve per forza passare, prima o poi, spesso con una certa consapevole superficialità, per poterlo in seguito infangare, fino a ristabilire un equilibrio apparentemente più sano e godereccio della coppia solo con il divorzio – se è vero che il testo, caratterizzato da un humor leggero ed alla portata di tutti, fa la sua parte (in particolare sono spassosissime le balle improbabili improvvisate in momenti di panico), i due interpreti sono messi di certo a dura prova, dovendoci rappresentare ambientazioni sempre diverse con pochi oggetti a disposizione e fingendo dialoghi con interlocutori inesistenti, pur rendendoli credibili.

La prova la vincono, dimostrando la loro energia, preparazione e colorando ulteriormente la sceneggiatura con la loro personale simpatia e comicità “romana”; non perdono mai un colpo pur nel ritmo accelerato del susseguirsi di battute e cambi di scena – esilarante la Andreozzi in versione ubriaca o quando “urla piano” – e conquistano l’attenzione del pubblico dall’inizio alla fine.

Laura Mancini

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