Patrizio Cigliano racconta le “Storie di Quarantena”: commistioni tra teatro e quotidianità ai tempi del Coronavirus

Il teatro in Italia è fermo dal 5 di marzo e quelle di attori, registi, scenografi, costumisti sono solo alcune delle tante categorie professionali che stanno soffrendo le grandi difficoltà portate dall’emergenza sanitaria del COVID-19. Se poi, oltre alle preoccupazioni date dallo stop lavorativo, ci si mettono anche quelle personali, generate dalla quotidiana e ininterrotta convivenza forzata a casa con i parenti, cosa può accadere ad un attore? Su questa condizione hanno voluto giocare (ma in modo professionale) Patrizio Cigliano e sua moglie Giulia Ricciardi, attori, registi e sceneggiatori del teatro romano, inventando le “Storie di Quarantena”, dei video della durata di un minuto circa, condivisi sui social network in queste settimane, che stanno riscuotendo grande successo.

“Le Storie di Quarantena”, la famiglia italiana diventa soggetto teatrale

Patrizio Cigliano in Storie di Quarantena

Prendere i monologhi celebri dei grandi classici del teatro o del cinema e prestarli alla quotidianità per certi versi drammatica della quarantena per sdrammatizzare, grazie ad un sapiente uso della comicità. Questa è l’idea delle clip che ogni giorno alle 19 vengono pubblicate su Facebook, YouTube e Instagram. Protagonisti sono, dunque, due inguaribili teatranti, i quali non possono proprio fare a meno della loro arte e la “praticano” tra le mura domestiche, nella vita di tutti i giorni. Una figlia e una zia fanno da co-protagoniste un po’ succubi e rassegnate di fronte alle follie della coppia.

I video sono curati nei dettagli, con tanto di colonna sonora e filtri ma non c’è montaggio o post produzione: per questo risultano ancora più immediati e accessibili a tutti. Ce ne parla Patrizio Cigliano, già interprete di numerosi spettacoli recensiti su Moozart, come ad esempio Cluedos.

Storie di Quarantena: raccontaci come si è accesa la “lampadina” e come avete elaborato l’idea, prima di proporla sui social?

«Quando è cominciata la quarantena, come tutti, abbiamo dovuto riorganizzare le nostre vite, le nostre giornate, la nostra convivenza e dopo un paio di giorni di terrore, abbiamo cercato di fare qualcosa di divertente per sdrammatizzare un po’. Ovviamente sono andato a pescare nel bagaglio che conosco, che è quello della cultura teatrale e cinematografica. In questo momento in cui tutti – e fanno bene – postano sui social foto dei dolci che preparano in casa, a me sembrava carino proporre qualcosa di culturale, senza però essere tediosi.

All’inizio abbiamo pensato a dei monologhi teatrali molto famosi e abbiamo ragionato su quali contesti e situazioni della quotidianità di un regista o di un attore potessero scatenare un tilt di memoria. C’è sempre, quindi, un escamotage quotidiano, nei vari episodi, che fa detonare il monologo che ognuno di noi ha nella memoria. Così sono nate queste pillole dissacranti ma anche molto rispettose degli originali da cui traggono spunto».

Secondo te queste clip di un minuto che omaggiano e citano tante sceneggiature famose, da Shakespeare a Goldoni, passando per “Via col vento” e “Titanic”, possono essere un modo per riavvicinare il pubblico più giovane dei social al teatro e al cinema di qualità?

«Io mi auguro proprio di sì e le facciamo molto light, molto semplici e divertenti proprio per questo».

Nelle vostre brevi storie, in qualche modo, si ironizza anche sulla coppia e sulle dinamiche della vita famigliare, fatte di cose molto spicciole e comuni e si cerca, forse, di nobilitarle con l’arte della recitazione…

«Certamente si sta giocando molto anche sulla dinamica della discutibile sopportazione reciproca 24 ore su 24. Tutte le famiglie si reggono su un equilibrio di presenza e assenza. Una famiglia che sta insieme tutto il giorno corre facilmente il rischio di “crick” qua e là, proprio perché siamo fatti per essere sociali ma anche per avere i nostri momenti individuali. Nell’attuale convivenza coatta ho giocato anche su questo aspetto, sulla sopportazione e sulla non-sopportazione».

Perdonami se ti dico che, per certi versi, la maggior parte di noi si augura che le vostre Storie di Quarantena finiscano al più presto perché significherebbe la fine anche di questo incubo scatenato dal Coronavirus. D’altro canto, sarà senza dubbio una delle poche cose che ci mancherà di questa clausura forzata. Potrebbe essere lo spunto per un’attività nuova da integrare a quella degli spettacoli dal vivo, potrebbero esserci declinazioni diverse?

una scena di Storie di Quarantena

«Non ti nascondo che è diventato un grosso impegno, perché per produrre ogni scenetta che dura un minuto ed è un vero e proprio piano sequenza, c’è una preparazione di circa 3 ore. Dobbiamo trovare l’inquadratura, fare le prove, a volte non ci si ricorda la battuta e si deve ricominciare da capo, si deve fare in modo di non sforare dal minuto.

Cercheremo di continuare ma quando la vita tornerà alla normalità, non sarà facile mantenere questo impegno ogni giorno, anche se ci piace tantissimo. Ovviamente, a quel punto, cambierà qualcosa, si troverà una formula sostitutiva. È veramente un piccolo format in evoluzione. Un pezzo di Mirandolina di Goldoni che ottiene 1.400 visualizzazioni in meno di 6 ore non è una cosa da poco, anche se per il mondo di YouTube può sembrare un numero piccolo. Questo per noi è uno stimolo a proseguire».

L’episodio sulla tinta sbagliata, che vede protagonista tua moglie Giulia Ricciardi, credo sinceramente sia uno di quelli più spassosi e che potrà riscuotere maggiori consensi da parte del pubblico. Però in un altro episodio hai anche doppiato Giuseppe Conte: insomma, ce ne è per tutti i gusti. Quale è andato meglio fino ad oggi?

«Stiamo parlando di social, quindi il livello è più popolare e il video più popolare che abbiamo fatto è stato quello sulla Sirenetta. Non a caso, la Sirenetta ha sbancato!».

In uno degli episodi reciti, in un monologo, che farsi la barba sarebbe la ripetizione di un lugubre rituale ormai estinto. Lasciarsi andare e trascurarsi, quando non si esce di casa per un lungo periodo di tempo, è molto facile… credi davvero che gesti come questo rischino di diventare inutili?

«Giulia tutte le mattine, quando si sveglia, si trucca e si veste come se dovesse uscire. Io magari la barba invece di farmela tutti i giorni me la faccio uno sì e due no. Noi in casa ci siamo imposti di mantenere un rispetto per noi stessi e per le persone con le quali conviviamo che passi anche attraverso questi gesti. Quel pezzo, poi, è tratto da Primo Levi e ci ho riflettuto un po’ prima di decidere se utilizzarlo, perché il riferimento è gigantesco. Però ho pensato che anche far vedere una sciocchezza che trae spunto dalle parole di questo autore può essere un modo per incuriosire il pubblico ad andare a rileggere il capolavoro originale».

La grande capacità di Cigliano di mettersi in gioco, in questi video come a teatro, e di passare da interpretazioni più intense e drammatiche ad altre più comiche e goliardiche, è senz’altro una delle peculiarità che emerge da queste “Storie di Quarantena”, ancora tutte in divenire.

Ascolta l’audio intervista integrale a Patrizio Cigliano sul canale Spreaker:

Laura Mancini

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