A.R.E.M. Quando l’improvvisazione è DOC

Affrontare uno spettacolo, una performance di intrattenimento teatrale totalmente basata sull’improvvisazione, come nel caso di “A.R.E.M.” non è affatto semplice né scontato. Sì, perché se il pubblico che affolla la sala del Forte Fanfulla in occasione delle due repliche del 26 e 27 aprile 2013, presentate nell’ambito della rassegna Parabole tra i Sanpietrini, è stato sicuramente attratto ed incuriosito dall’idea proposta dalla compagnia – ovvero quella di compilare un questionario in cui descrivere dettagliatamente il proprio ricordo più bello per permettere, poi, alle tre protagoniste dello show, di riportarlo magicamente in vita nel presente – non si aspetta, certo, che non vi sia alcuno studio e preparazione a seguito della lettura dei foglietti estratti tra quelli compilati da tutti gli spettatori. E ancor meno ci si aspetta che quella lettura, ripetuta freneticamente dalle tre attrici contemporaneamente, un paio di volte consecutive, facendo anche un po’ di confusione ed accavallando le voci, tra battibecchi e rimproveri, quando non si rispetta la punteggiatura, dia poi lo spunto, spesso, a delle “riletture”, molto personalizzate e parodiate, elaborate dalle tre “maghe” dell’agenzia A.R.E.M. Enfatizzando alcuni termini di ogni questionario che le hanno colpite e rimarcando quegli errori trovati talvolta nell’ortografia, garantiscono, così, l’effetto comico e la risata.

Non tutti i ricordi “pescati” dalla scatola contenente i questionari, però, sono parimenti interessanti e laddove c’è poco da rappresentare, tocca alla fantasia ed all’originalità delle interpreti creare nell’immediato un escamotage per metter su uno spettacolo con quel poco che hanno, senza, tra l’altro, poter ricorrere a scenografie o oggetti di scena, ricorrendo sempre alla capacità di mimare ed evocare ogni cosa e situazione nella mente dello spettatore. Francesca Farcomeni, Noemi Parroni ed Elena Vanni devono saper fare tutto: recitare, danzare, cantare, scherzare e, in generale, devono essere estremamente “agili” sia fisicamente che mentalmente. Il risultato è, inevitabilmente, diverso ogni sera e non omogeneo: alcuni esperimenti sono magnifici, esplosivi e coinvolgenti, in altri momenti si avverte un rallentamento e dei tempi morti di ripresa tra uno “sketch” e l’altro. Verso il finale una delle tre “agenti”, per dimostrare la sua capacità di non lasciarsi coinvolgere dai ricordi degli altri – rischiando di volerci rimanere dentro – arraffa tutti i foglietti dei questionari compilati e, in un impeto di follia, passa dall’uno all’altro leggendone le prime righe per rievocarli in un unico, esilarante mix.

Resta evidente la formazione che c’è dietro ad un lavoro del genere che, se pure apparentemente può ricordare dei giochi fanciulleschi – quante volte, da bambini, si gioca a fingere ed immaginare situazioni in cui ognuno interpreta un ruolo e tutto è puramente immaginato? – richiede invece un esercizio ed un’energia notevoli.  

Laura Mancini

Potrebbero interessarti anche...