Ettore Bassi e Gaia De Laurentiis, genitori “moderni” a teatro

Ha debuttato lo scorso 9 Febbraio 2016 presso il Teatro Sala Umberto di Roma, lo spettacolo scritto e diretto da Angelo Longoni “L’amore migliora la vita”.

Una parola inaccettabile, omosessualità, è affiancata da altre che indicano i temi guida di questa sceneggiatura, come rabbia, paura, malessere cronico, egocentrismo, ipocrisia: tutte collegate tra di loro. Angelo Longoni scrive, ancora una volta, un testo che si potrebbe definire “commedia” per la sua capacità di ironizzare sulle situazioni e sbeffeggiare i personaggi, parodiandoli in alcuni momenti esilaranti. Ma l’intenzione è, evidentemente, anche quella di sollevare una riflessione, portando in scena le reazioni tipiche di due coppie di coniugi di oggi, di fronte all’inattesa scoperta di avere due figli gay che stanno insieme.

L’autore cerca di lasciar intendere come, indipendentemente dalle opposte estrazioni sociali dei quattro protagonisti, si cada ugualmente in tutta una serie di considerazioni, ragionamenti e fobie tipici del genitore “etero” che si scopre inadeguato nel suo ruolo e si accorge di non conoscere davvero il proprio figlio. Non c’è un giudizio o una vera condanna nei confronti di questi personaggi e dei loro limiti – umani e condivisibili.   Come accade nella realtà, anche nei dialoghi portati in scena si cade in tanti luoghi comuni: il padrone di casa (Giorgio Borghetti) accusa la moglie di essere stata troppo opprimente mentre lei (Gaia De Laurentiis) controbatte al marito di essere stato assente ed appare indignata quando sente un termine come “checca”. Il musicista (Ettore Bassi), che si sente superiore a tutti e detesta i cliché, si intromette obiettando che anche lui ha avuto una madre apprensiva ma è comunque etero e non c’è troppo da scandalizzarsi di fronte all’omosessualità, poiché in natura è presente in tante creature; sua moglie, redattrice di una rivista di moda mediocre (Eleonora Ivone), ostenta una presunta mentalità aperta e sostiene che l’amore e la sessualità sono qualcosa di “fluido” per i giovani di oggi e che, in sostanza, sarebbe tutta una questione di geni. Insomma si cerca la “causa” o meglio ancora la “colpa” dell’omosessualità ma non senza correre il rischio di diventare un po’ scontati e ripetitivi.

Così lo spettacolo si salva proprio nei momenti di comicità, più che in quelli seri, grazie alla simpatia incredibile di Borghetti, al cinismo impressionante e seducente di Bassi, ad una De Laurentiis verosimilmente impacciata, mentre purtroppo appare più innaturale e fuori parte l’interpretazione della Ivone.

Laura Mancini

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