L’ Associazione Culturale Giuseppe Moretti presenta dal 21 al 23 Maggio 2010 presso il Teatro Le Maschere di Roma “L’ultimo giorno di un condannato a morte”, testo di di V. Hugo qui adattato e direttto per la performance teatrale da Danilo Proia, con il patrocinio di Amnesty International.
Con questo racconto il ventisettenne Hugo aderisce ai voti e agli sforzi degli uomini generosi che da anni s’adoperano per abbattere l’albero della morte.
In una tetra cella di una prigione, un uomo di cui non conosciamo il nome né la colpa sta aspettando il momento dell’esecuzione. Nel suo ultimo giorno di vita egli ripercorre la propria esistenza evocando le speranze e gli affetti perduti e nell’inutile attesa di una grazia che non verrà, decide di narrare il suo terrore, le sue deliranti fantasie, i suoi dolorosi ricordi.
In queste poche ore allucinate che lo separano dalla ghigliottina ha modo di rendersi conto di quanto la morte già gli appartenga e sia sparsa ovunque in quelle caverne dell’orrore che la rappresentano: il teatro delle prigioni.
Pur dicendosi “sciagurato” per il sangue che ha fatto versare, nondimeno sente su di se la violenza feroce della pena, il carattere sommario di quella giustizia.
Note di regia
«Nel racconto di V. Hugo, il condannato a morte è un uomo. Nel nostro spettacolo abbiamo voluto che l’interprete fosse una donna. Ad essere uccisa è una testa pensante. Il tentativo è quello di rendere oggettiva, senza sesso, la morte di stato. Seduta su una sedia – sarà la sua prigione – la donna racconterà la sua morte, vivrà ogni momento della sua prigionia in un costante alternarsi di stati d’animo derivati dall’attesa si un delitto sentenziato con certezza. Personaggi ingenui, buffi, gente abituata ad accompagnare uomini e donne sulla ghigliottina, circondano la sua solitudine in un girotondo privo di spessore umano. La donna dialogherà, combatterà, si incontrerà con uno strumento musicale che per noi è simbolo del suono dell’universo che commenta con dolore, con piacere e con distacco le vicende umane: la vicenda di un condannato a morte.»
L’opera di V. Hugo evidenzia con molta precisione gli stati d’animo che accompagnano alla ghigliottina un condannato a morte nella Francia dell’800. La grande maestria dello scrittore, produce un flusso di coscienza che provoca tormenti e forti pressioni in chi legge il racconto. Già da allora il tema della pena di morte era emerso nella coscienza di una società quale quella francese.
Se uno scrittore come V. Hugo si commuove e cerca di dimostrare con logica l’aberrante crudeltà di questa condanna, ciò significa che anche noi moderni abbiamo l’obbligo di indagare questo tema. Mostrare ciò che non si può vedere è il nostro scopo.
Vedere cosa? La tragedia dell’attesa, la tragedia di una fine, la fine di un’intelligenza: la morte di un essere umano sentenziata per legge.
Molti affermano che sia giusto uccidere un criminale che è colpevole di un omicidio. Ma la questione che si pone per noi è un’ altra: può un tribunale uccidere un uomo?
Può la collettività commettere un omicidio?
Ci chiediamo se nelle nostre società ci sia qualcosa di sadico. Se ci fosse, noi saremmo come quel criminale colpevole di omicidio, se non peggio in quanto noi siamo vittime inconsapevoli, mentre quel criminale diventerebbe la vittima consapevole del nostro consapevole delitto. Una doppia morale quindi si nasconderebbe dietro il delitto di stato: non si può uccidere pena la morte.
Niente di più paradossale e assurdo.
Nessuno di noi si illude di eliminare l’omicidio, purtroppo gli uomini lo hanno sempre praticato, e nessuna legge è riuscita ancora a fermare la mano degli assassini. Quello che però la società moderna potrebbe arrestare è il delitto che essa compie nei confronti dei propri cittadini. In nome della giustizia quanto dolore!
Il nostro spettacolo teatrale nasce dalla necessità di indagare e comprendere un condannato a morte.
“L’ultimo giorno di un condannato a morte” si propone di accelerare il percorso già avviato da secoli per l’abolizione della pena di morte.
Con: Elisabetta Femiano, Agnese Chiara D’Apuzzo Fabio Morosillo.
Costumi: Grazia Bonetti. Scene: Antonio D’Onofrio
Venerdì e Sabato ore 21,00, Domenica ore 18.00.
INGRESSO GRATUITO CON PRENOTAZIONE!
Info e prenotazioni: http://www.teatrolemaschere.it/ tel. 06-58330817
Compagnia: 333 7306842
Laura Mancini