Al Teatro Quirino, il divertimento è assicurato con Boeing Boeing

Se si sceglie di trascorrere una serata a teatro per vedere una commedia come “Boeing boeing”, probabilmente l’intenzione è quella di rilassarsi, contando sul sicuro divertimento e le risate promesse dalla piece. La trama, infatti parla chiaro: il gioco di menzogne, equivoci e doppie o triple vite sentimentali portato avanti dal protagonista, garantisce un umorismo instancabile e immortale anche dopo quarant’anni dalla sua prima messa in scena. Forse ciò accade perché il pubblico si trova a condividere per un momento il sogno utopico di una vita relazionale senza limiti morali e pratici, apparentemente vissuta in piena libertà; oppure perché è un sollievo, poi, per il comune essere mortale ridere del protagonista quando questa utopia viene a crollare e quella vita paradisiaca si trasforma in un inferno.
Non si pretende, insomma, chissà quale profonda analisi psichica dei personaggi o della società: si tratta di una commedia da affrontare, ovviamente, in tutta leggerezza. Eppure la comicità a cui ricorre l’autore di Boeing Boeing non è superficiale o scontata; non scade mai nella rappresentazione macchiettistica, mostrando intelligenza ed un acuto spirito di osservazione del genere umano. Complice la regia di Mark Schneider che riesce con abilità ed ironia a cogliere tutta una serie di modi di fare, atteggiamenti, gestualità ed abitudini considerati tipici delle varie nazionalità a cui appartengono le tre hostess protagoniste, che le interpreti Barbara Snellenburg, Marjo Berasategui e Sonja Bader fanno proprie, portando in scena, inizialmente, gli stereotipi dell’americana, della spagnola e della tedesca. Si scherza tantissimo, infatti, su una visione tutta italiana delle donne straniere ma ci si accorge, poco alla volta, di come queste donne “oggetto” siano, invece, in grado di prendere le loro decisioni, dimostrando carattere, personalità e sensibilità e rovesciando la situazione, smentendo anche tanti luoghi comuni sulle hostess.

Si distingue dalle tre fidanzate di Bernardo il personaggio della domestica Berta, una donna dal carattere nervoso e mascolino che suscita immediata simpatia grazie all’interpretazione originale e “pepata” di Ariella Reggio: per quanto si lamenti e sbraiti, sembra destinata a rimanere succube della vita sregolata del padrone di casa ma finisce anche lei per riscattarsi con una presa di posizione.   Una metamorfosi avviene anche per i due protagonisti maschili. Se Gianluca Guidi appare perfettamente a proprio agio nel ruolo del latin lover, ostentando sicurezza di sé e massima disinvoltura nel gestire la sua poligamia, proprio quando viene colto impreparato dagli imprevisti ed è in preda al panico, emerge l’autoironia e la verve comica dell’attore che sa rendersi buffo e ridicolo, perdendo il fascino e la credibilità che fino a poco prima lo contraddistinguevano. Al contrario, Gianluca Ramazzotti veste magnificamente i panni di un Roberto imbranato, tontolone e stralunato che con la sua inesperienza rischia subito di rompere le uova nel paniere all’amico. Sta saldamente attaccato alla sua valigetta come per non lasciarsi coinvolgere da quel mondo così distante dalle sue abitudini e semplici aspirazioni. Ma l’attore dimostra versatilità, in una seconda fase, quando le reticenze e convinzioni morali del personaggio si rivelano più fragili e Roberto diviene piacevolmente complice di Bernardo, fino a tornare sui propri passi, conquistato dall’amore vero.

Laura Mancini

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