“Zero il folle”: il nuovo, toccante album di Renato Zero

 

Il 30 Settembre 2019 presso la Sala Petrassi dell’Auditorium Parco della Musica di Roma, Renato Zero ha presentato in anteprima alla stampa e ad un gruppo di affezionati fan, il suo nuovo album “Zero il Folle”, registrato a Londra presso gli studi Sarm Music Village e prodotto da Tattica S.r.l. L’album uscirà il 4 ottobre e sarà seguito da una tournée di 25 dateche toccherà le città di Roma, Firenze, Mantova, Pesaro, Livorno, Torino, Bologna, Milano, Eboli e Bari. Il disco “Zero il Folle”, che la stampa ha potuto ascoltare per intero durante la presentazione, è permeato dall’inconfondibile cifra stilistica che caratterizza le composizioni di Renato Zero, eppure non ripete in modo stanco o pigro i lavori del passato. Al contrario, riesce a suonare nuovo, attuale e sincero. «Cambiare pelle ogni volta credo sia la formula per non rimanere statici e non trasformare quest’arte in un mestiere – ha affermato Renato durante la conferenza stampa. – Io non sono un mestierante. Ho voluto sempre indossare la mia natura, stupire e muovere la sensibilità degli altri».   I testi dei 13 brani sono estremamente concreti e chiunque può riconoscersi nelle situazioni raccontate. In molte canzoni non mancano la protesta dell’autore e la denuncia di tante realtà alle quali si oppone con grinta. Questo avviene a partire dal brano di apertura “Mai più da soli”, ironico e leggero, caratterizzato dal sound ritmato e dal refrain intenso e carico di sentimento. Si parla della solitudine di chi si rifugia nelle nuove tecnologie, apparentemente rassicuranti ma spesso ingannevoli. Ancor più accattivante e provocatorio “La culla è vuota”, un inno alla vita e alla creazione, modulato su un sound dal sapore rock. Tema, quello della necessità di accogliere la vita, che ritorna anche in “Figli tuoi”, impreziosito dalla melodia toccante. Molte parole sull’importanza di ripopolare il nostro Paese e fare maggiore attenzione all’educazione dei figli, l’autore le ha spese anche durante la conferenza stampa, raccontando la sua esperienza di padre adottivo e nonno di due nipoti.   Applausi fragorosi in Sala Petrassi in modo particolare per i due brani di sicuro successo “Viaggia” e “Quanto ti amo”. Nel primo gli arrangiamenti di Trevor Horn fanno sognare l’ascoltatore: il riff di

chitarra e l’incedere delle percussioni fanno da base alla melodia tessuta dalle tastiere, che conferisce respiro al brano. Alcuni versi colpiscono particolarmente: «Dai chilometri sai, si capisce chi sei» ed anche «La natura è con te se la rispetterai / se avrai cura di lei, quanti frutti vedrai». Nel secondo brano, molto romantico e sentimentale, l’arrangiamento meraviglioso cambia ancora radicalmente, come l’interpretazione vocale: Renato Zero canta la strofa sussurrando e si fa più lirico nel crescendo del refrain. Il brano è stato composto insieme al giovane L. Vizzini: «Dire “ti amo” è una forma di protezione e una credibilità che si dà al prossimo – spiega Zero -. Spesso non si dice “Ti amo” e le persone che abbiamo accanto sfioriscono a causa di questo».   Gli attacchi dei brani variano molto, con l’effetto di stupire l’ascoltatore. “Ufficio Reclami” (il titolo è già da solo tutto un programma), ad esempio, è aperto scherzosamente dall’organo e dalle campane che rievocano atmosfere di chiesa, per preannunciare un testo ironico sul peccato e sulle tentazioni della carne, giocato su ritmi caraibici. Il romantico “Questi anni miei”, invece, è aperto dall’assolo del sax, seguito dai riff ipnotici della chitarra sui quali si adagia un’incantevole dichiarazione d’amore dell’autore ai propri anni, alla propria età, all’esperienza di vita che vuole continuare ad indossare con dignità, senza mai rinnegarla. Dolcissima la conclusione, nella quale – con una voce che nell’acuto diviene toccante da far venire i brividi – si rivolge a se stesso ed al ragazzo che è stato e che ha ancora dentro si se. Originale anche l’attacco del brano che dà il nome all’album, con un coro che canta a cappella seguito da un arrangiamento solenne, scandito dai rintocchi del gong.

Laura Mancini

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