“Un indovino mi disse” Tiziano Terzani, Edizioni TEA
Questo racconto di Tiziano Terzani, oltre ad avvalersi dei toni caldi e magnetici dell’autore e dello sfondo di una società affascinante come quella asiatica, è percorso interamente anche da una “motivazione” particolare al viaggio ed alla narrazione, ovvero una premonizione che condiziona Terzani, portandolo a spostarsi senza prendere mai l’aereo e che si trasforma anche in trovata letteraria ed excursus sul magico ed il divino.
Ma naturalmente questo viaggio è anche un modo per lo scrittore di raccontarci e commentare dal suo punto di vista – più umano che politico – tanta storia dell’Estremo Oriente. Non manca nello stile dell’autore la capacità di “fare dello spirito” e risulta simpatico il suo rivolgersi in modo diretto ed aperto al lettore, scrivendo tutto in modo estremamente personale.
“Uno non ha bisogno di credere alle previsioni del tempo per uscire di casa con l’ombrello in una giornata nuvolosa. La pioggia è una possibilità, l’ombrello una precauzione. Perché provocare la sorte se proprio quella ti fa un cenno, ti da un suggerimento?” scrive nelle prime pagine, quasi giustificandosi.
E così, ecco la sua scelta di seguire il consiglio dell’indovino ed evitare la maledizione, ma solo per andare incontro ad una bellissima esperienza.
Un’osservazione, in particolare, mi ha colpito, facendomi ancora una volta apprezzare la profondità e la capacità di analisi di Terzani: “Il semplice fatto di aver formulato la minaccia rende la minaccia verosimile (…) molto più della notizia di poter vincere un terno al lotto! Il positivo entra ed esce dalla testa. Il negativo lascia un dubbio strisciante, un’inquietudine sorda; perché la paura è il fondo della condizione umana”.
Laura Mancini