The Mills “Cerise”, Overdub Recordings
“Cerise” dei The Mills prodotto da The_Mills & Mal De Testa Recordings Studio e pubblicato per Overdub Recordings è un album carico di citazioni che partono dai Beatles e dagli R.E.M. per sfiorare tante band che da allora hanno reinterpretato un filone chiamato prima rock, poi punk, ora indie, ora alternative rock, a seconda delle sfumature. D’altronde lo stesso Morris, leader del progetto, non nasconde nella presentazione del cd la sua necessità di ricorrere a questo linguaggio ancorato nel passato per esprimersi in modo soddisfacente e non è certo il primo né l’unico musicista che sceglie questa strada difficile, senza temere i confronti con i mostri sacri degli anni ‘60 e ‘70.
Ecco dunque che troviamo Invain, con quella batteria che spezza il ritmo e lo riavvolge così beatlesiana nella strofa e che cambia, invece nel refrain. Chitarre e voce distorte la fanno da padrone e l’assolo della chitarra elettrica nel bridge conquista immediatamente gli appassionati di questo genere musicale. Kachina, invece, ricorda molte composizioni degli R.E.M.. La voce di Morris è più pulita e intona note più alte per dare la giusta interpretazione a un rock romantico e malinconico. La linea melodica sembra sempre voler giungere a una conclusione per poi tornare sui suoi passi, ripetendo tante volte le stesse sequenze e giocando con l’ascoltatore per tenerlo sulle spine. Forse l’intento è quello di evocare questa “lei” e questo “sentimento” protagonisti del testo, che non vogliono lasciar andare, come ripete il ritornello “just let me go, let me go let me go…”.
Eyes è ritmata, orecchiabile e molto Beatles, non si sente rabbia ma capacità di ironizzare anche su quelle note stonate che rappresentano le avversità di ogni storia d’amore sebbene, poi, il bridge sia più nostalgico. In I Barely Exist la voce del cantante si poggia su tonalità più basse e umori più cupi mentre con Panic Tool l’atmosfera torna più leggera.
Nel brano Cerise, che dà il nome all’album, l’atteggiamento del cantante è più scanzonato nel suo manifestare il disappunto e il tormento interiore e l’ascoltatore viene proiettato in atmosfere sonore anni ‘90.
Si chiude ancora con toni scanzonati con Camden Town nella quale il ritmo è accelerato e sembra incitare tutti a saltare per scuotere via i propri demoni. La canzone termina secca e senza troppi fronzoli.
Il punto di forza che caratterizza questa band e il suo disco d’esordio è indubbiamente la personalità del chitarrista, cantante e batterista Andrea “Morris” Sanson, il quale colpisce per la vocalità riconoscibile e non cade mai nell’errore di voler imitare i suoi artisti di riferimento.
Lo accompagnano energicamente Augusto Dalle Aste al basso e al contrabbasso e Giovanni Caruso alla chitarra solista, calati perfettamente insieme a Morris nel mood delle composizioni.
Laura Mancini