Writers or vandals, una disputa sempre aperta

“Immagina una città dove i graffiti non sono illegali, una città dove tutti possono dipingere quello che gli pare. Dove le strade sono piene di colori e piccole frasi. Una città che sia come una festa dove sono tutti invitati, non solo gli agenti immobiliari e i baroni dell’industria”. Da una parte le istituzioni, i governi, le amministrazioni comunali e alcuni cittadini sostengono che il writing non sia una forma d’arte. Denunciano l’imbrattamento dei muri cittadini, dei mezzi di trasporto pubblici e di qualunque superficie disponibile sia stata usata dai writers. Dall’altra parte le associazioni culturali, le agenzie di comunicazione, le gallerie d’arte, gli organizzatori di eventi e alcune persone sostengono sia le opere che le modalità espressive di questi artisti. Il dibattito è più che mai aperto, si cerca di dare sempre maggiore attenzione a questa nicchia di artisti che attraggono un vasto pubblico grazie al metodo di diffusione proprio dell’arte di strada.  

Il tentativo di regolamentare un settore artistico di questo genere non è di certo cosa facile. L’ultimo aggiornamento del Codice Penale sulla materia è stato redatto nel 2009, contenuto nel Codice Penale, Libro secondo – dei delitti in particolare, Titolo XIII – dei delitti contro il patrimonio, Capo II Art. 639 Deturpamento e imbrattamento di cose altrui; con relative modificazioni contenute nella Legge 94/09 facente parte del cosiddetto pacchetto sicurezza. Si prevedono vari tipi di pene pecuniarie o in condizionale, nonché la facoltà del condannato di assolvere la pena con prestazioni non retribuite a favore della collettività  per  un tempo determinato e non superiore alla durata della pena. Affrontando la questione in maniera differente alcuni Paesi dell’Unione europea scelgono di dedicare spazi pubblici e “muri legali” a questa forma espressiva.   Oggi, esistono agenzie che ottengono permessi dai Comuni per far dipingere i muri di alcuni quartieri e organizzare festival che danno la possibilità ai writers di esprimersi legalmente. Nella capitale un esempio recente è fornito dall’Outdoor Festival, un evento internazionale dedicato alla Urban Art, organizzato da NUfactory e ospitato dal quartiere Ostiense di Roma.  

Alcuni muri del quartiere diventano pareti museali dove ora si possono osservare varie opere tra cui quella di Kid Acne che realizza uno dei più grandi murales della capitale, un 50 metri in lunghezza per 7 metri di altezza. Con stile minimalista e lettering molto chiaro, quest’opera dona un colore verde a via del Commercio lungo la recinzione del Gazometro e un messaggio ai cittadini “paint over the crack”. Facendo il giro dell’isolato si arriva in via del Porto fluviale.   Qui si può osservare un altro lettering di grandi dimensione, realizzato da Chiara Fazi, con la dicitura “Say yes”. Ogni lettera è composta da miniature di personaggi appartenuti al cinema: il buono il brutto e il cattivo, il bambino di Nuovo cinema paradiso e così via. Di fronte, si trova Fish’n’kids, l’opera di Agostino Iacurci, un nuotatore di dimensioni eccezionali che occupa l’intera facciata di un palazzo con pesci che saltano da una finestra all’altra.  

Proseguendo in via delle Conce si incontra un pezzo ultimato da Herbet Baglione nel suo stile distintivo.  L’artista portoghese regala alla capitale italiana un muro di pennellate in tutte le tonalità del grigio dove umani e alieni coesistono.

L’interrogativo che spesso viene posto è: si tratta di mercificazione dell’arte di strada? Un’arte caratterizzata da un tipo di diffusione urbana, essenza della quale è l’utilizzo delle superfici della città e quindi del patrimonio collettivo. Probabilmente molti writers sarebbero d’accordo, ma quanti di loro preferiscono realmente esercitare e diffondere la propria creatività tramite la cosiddetta via legale? “Una cosa è l’inaugurazione alla Tate, un’altra è dipingere qualcosa di veramente grande dove non dovrebbe essere. Poi torni a casa, ti siedi sul divano e pensi che non c’è verso, non ti beccheranno mai. E’ strepitoso… meglio del sesso”.

Gloria De Rugeriis

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