Quel trio dal sound esotico e dall’identità misteriosa

Sono in tre, suonano un contrabbasso, una fisarmonica e uno xilofono. La carnagione scura lascia facilmente intuire le origini straniere; a Roma si incontrano spesso davanti ad un punto vendita della Feltrinelli all’altezza di largo di Torre Argentina e la gente che lì aspetta i tanti autobus di passaggio, in genere è lieta di lasciarsi intrattenere dalle loro allegre performance musicali: arrangiano con un sound tutto particolare, brani noti della musica strumentale contemporanea, swing o pezzi indimenticabili come “Libertango” di Astor Piazzolla.   Difficili da avvicinare durante i brevi istanti in cui non stanno suonando – a meno che non si abbia l’intenzione di acquistare il loro cd o lasciare un’offerta – la loro identità si può solo indovinare da un nome che è riportato sopra alla copertina dell’album: “Ovadia”.

Il nome non può che riportare nell’immediato a Salomone “Moni” Ovadia, attore teatrale, drammaturgo, compositore e cantante di origini bulgare e ascendenza ebraica sefardita, impiantato con la sua famiglia da molti anni in ambiente di cultura yiddish e mitteleuropea; un personaggio che ha dedicato buona parte della propria attività artistica e politica al recupero e alla rielaborazione del patrimonio culturale, religioso e musicale degli ebrei dell’Europa orientale ed è noto per il tradizionale umorismo ebraico che caratterizza le sue opere teatrali. Ovadia – quello originale – ha fatto molto parlare di sé anche in Italia quando decise di lasciare la sua comunità ebraica “a causa delle atrocità perpetrate da parte dello Stato di Israele nei confronti del popolo palestinese” – affermava.  

Oltre a sostenere la tesi, quindi, che Ovadia possa essere un modello di ispirazione per questo “ensamble di strada”, il riferimento al noto autore potrebbe addirittura essere spiegato con alcuni video pubblicati sul web, che lo mostrano esibirsi insieme ad un’orchestra, definita genericamente “di Rom”, formata proprio da un trio in tutto e per tutto simile a quello di adozione romana (i volti non si vedono bene…).   Al termine di questa indagine, il dubbio rimane ma infondo l’alone di mistero che avvolge questo trio contribuisce ad accrescerne il fascino, forse ancor più di un’intervista ottenuta ad ogni costo.

Laura Mancini

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