Un salto in Russia con la balalaica
Strumento popolare che, insieme alle danze cosacche e al circo moscovita, rappresenta l’elemento folclorico più tipico della Russia, la balalaica, secondo molti, ha origini nel XVIII secolo dalla “dombra” o “domra”, strumento diffuso in Asia centrale e in Siberia; altri credono che, sia la balalaica che la domra, abbiano come antenato un liuto a due o tre corde con corpo piccolo e collo lungo, diffuso presso i contadini russi nel XVII secolo e originario dei Tartari.
La balalaica si distingue immediatamente per la tipica forma triangolare della cassa armonica, in abete, con un piccolo foro d’apertura al centro, mentre il manico è stretto e lungo. Originariamente l’armatura era di due corde ma divennero tre verso la fine del Settecento. Le corde, due delle quali intonate all’unisono, sono realizzate in budello o metallo e si suonano con le dita nude o con il plettro.
Secondo una credenza popolare, la forma triangolare e le tre corde rappresenterebbero la Santa Trinità ma risulta difficile conciliare quest’idea con il contesto storico russo: all’epoca della sua introduzione, infatti, l’uso della balalaica fu addirittura proibito perché associato ai suonatori skomorokhi che non erano ben visti dalla Chiesa e dallo Stato. Una ragione più probabile di questa forma particolare ci viene fornita dallo scrittore e storico Nikolai Gogol, che afferma in una sua opera che la balalaica veniva ricavata dai contadini da una zucca e il risultato naturale di questo tipo di sezione era una specie di triangolo. Questo strumento può essere costruito in sei taglie differenti, dal soprano al contrabbasso.
Nella seconda metà del XIX secolo si formarono grandi orchestre di balalaiche soprattutto grazie a Wassili Wassiljewitsch Andrejew (1862-1919), un nobile della provincia di Tverskoi che studiava violino e questo rese lo strumento molto popolare in tutta Europa e oltre Oceano. Fu così che il governo Sovietico adottò l’orchestra di balalaiche come simbolo distintivo della Russia e spese grandi energie per promuovere lo studio di questo strumento.
Laura Mancini