Buenos Aires, terreno fertile per la musica jazz

La musica jazz ha vissuto fin dai suoi primi anni di vita commistioni con le tradizioni musicali del Sud America. Il latin jazz divenne popolare nel 1940, quando Dizzy Gillespie e Stan Kenton iniziarono a suonare brani di musica afro-cubana con strumenti jazz, assemblando la parte melodica (suonata come gli standard) con la parte ritmica (secondo le modalità tipiche del latino-americano). La bossa nova è un tempo musicale ibrido, derivato dal ritmo del samba, nato negli anni 1960 grazie alla collaborazione tra i brasiliani Antonio Carlos Jobim e Joao Gilberto e l’americano Stan Getz. Già risalendo alla fine dell’800 con Scott Joplin e ai primordi della musica jazz, si può rintracciare in brani come “Solace” la forte influenza della musica latinoamericana nel ragtime, in questo caso nella forma del tango.
Molto più tardi, negli anni ’70, a Buenos Aires si sviluppò una vera e propria fusione di jazz e tango; due esponenti di questo movimento furono Litto Nebbia e Siglo XX. Astor Piazzolla ed i suoi seguaci svilupparono il cosiddetto Nuevo Tango, che ha compreso il jazz e le influenze classiche in uno stile più sperimentale.Se dunque si potrebbe vedere Buenos Aires solo come Capitale del Tango Argentino, largo spazio è dedicato anche al jazz, che ha molto seguito presso la popolazione porteña. I locali dedicati all’ascolto di questo genere infatti sono numerosi e frequentati.
Il Notorious CD’s & Bar, negozio di dischi, ristorante e jazz club, è uno dei più noti. Tra i tanti concerti proposti, jazz e tango si mescolano spesso. Spagna e Argentina si sono incontrate qui in occasione del Buenos Aires Jazz Festival grazie al concerto del sassofonista spagnolo Perico Sambeat col trio dell’argentina Paula Shocron, mentre dalla Svezia sono venuti nella stessa circostanza il pianista Jacob Karlzon e il trombettista Peter Asplund col suo quartetto.
Il club ha uno stile curato ma non invita molto a socializzare o a ballare, un tipo di approccio alla musica che invece piace molto agli argentini.

Non meno famoso il Thelonious Jazz Club, un piccolo bar ricavato da una vecchia abitazione ristrutturata, che ancora mantiene gli splendidi soffitti in mattoni originali e ospita jazz band di prima classe. Qui si è affacciato per il Festival il trio del sassofonista  californiano Donny McCaslin e con Vinicius Dorin e il trio di Abel Rugantini Brasile ed Argentina hanno unito le loro sonorità.
Per avere un tavolo conviene prenotare o in alternativa ci si può sedere agli sgabelli del bancone bar o avvicinarsi al palco con una sedia: se l’acustica infatti è ottima, questo non vale per la visuale. I frequentatori sono il più delle volte porteños molto alla moda – che contribuiscono a rendere l’atmosfera un po’ snob – appassionati di jazz della vecchia scuola e turisti – che accentuano invece uno stile newyorkese del club – ma grazie alla qualità della musica, il locale attrae anche ascoltatori occasionali non esperti di questo genere.

Di tenore totalmente opposto, più modesto e giovanile il Baríntimo che il mercoledì dà la possibilità ai giovani artisti emergenti di esibirsi nelle jam session di jazz e blues dopo che la band ha concluso il concerto. Più capiente il Jazz Club Olivos (anche ristorante) che ha musicisti fissi e ne ospita anche di esterni e offre concerti di ogni stile jazzistico con preferenza per il Dixieland, fino a mezzanotte. L’atmosfera festosa ed amichevole del Ristorante Baviera caratterizza le serate live, birra tedesca e lo stile di New Orleans sono le particolarità del posto, che propone standard eseguiti da una band non proprio giovane la quale invita spesso anche altri musicisti e cantanti ad esibirsi sul palco: capita che la gente si dia alle danze a ritmo di jazz o che voci argentine e colombiane si uniscano per risultati inediti ed affascinanti, all’insegna dell’improvvisazione. Il Café Vinilo ha ospitato in occasione del Festival Javier Vecher con il trio Fernández–Piazzolla–Sívori.
Sono invece gestiti da organizzazioni no-profit l’Hot Club Rosario, all’interno del bar-ristorante Zeppia con l’obiettivo di promuovere la musica jazz in Argentina ed il Jazz Club San Rafael fondato nel 1990 e responsabile dal 1991 del primo Fotojazzeando International Jazz Festival.

Ci sono, infine, club all’interno di strutture alberghiere, come il Jazz Voyeur Club (il secondo nel mondo a portare questo nome) dell’Hotel Melia, con ospiti fissi come il Jorge Navarro Trio o eccellenti band locali e straniere ed un menu di tapas come specialità culinaria; o l’Oliverio Jazz & Blues, di pertinenza del Bauen Hotel, che ha avviato la sua attività ormai dal 1986 ed è stato sede di concerti internazionali con grandi artisti.

La tradizione musicale a cui gli argentini sono legati non impedisce quindi di lasciare spazio al jazz, portando avanti questa commistione verso soluzioni sempre nuove.

Laura Mancini

(Jazz Colours, Febbraio 2011)

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