Questo romanzo di 388 pagine riconferma il talento di Khaled Hosseini: il volume si legge velocemente e riesce ad appassionare.
Travolti dagli sconvolgimenti che coinvolsero per trent’anni l’Afghanistan, dalla fine della monarchia all’invasione russa, dal regime dei talebani fino al presente, i protagonisti Amir e Hassan sono ritratti efficacemente negli anni della loro infanzia e nella prima parte del racconto, che alterna vivacità e drammaticità, innocenza e crudeltà, affascinano il lettore e lo commuovono fortemente.
Colpisce – lasciando persino sgomento il lettore occidentale – l’estrema devozione di Hassan al suo “padroncino” Amir, come anche la vigliaccheria ed i turbamenti nascosti a lungo dentro l’animo del secondo.
La narrazione cambia tono, ritmo e atmosfera mostrandoci il protagonista ormai uomo, insospettabilmente impavido e coraggioso, disposto a tutto per riscattarsi e rimediare agli errori del passato.
La capacità dell’autore afghano è principalmente quella di saper ritrarre personaggi interessanti e dal carattere ben definito. Tra tutti, magnificamente riuscito quello del padre di Amir, uomo dalla personalità forte, orgoglioso e severo ma anche capace di grande affetto.
Non stupisce che un testo così vivo abbia attirato l’attenzione della Dreamworks: sembra infatti perfetto per una sceneggiatura cinematografica.
Laura Mancini