Sylos Labini torna a Roma con “Uno sbagliato”
“Uno sbagliato” è uno spettacolo fatto di estremi contrasti. L’idea di narrare la storia di un ragazzo (ormai divenuto uomo, marito, professionista e padre) cresciuto troppo in fretta e ritrovatosi a vivere una vita che non sente sua, viene sfruttata dall’interprete, autore e regista Edoardo Sylos Labini in modo del tutto personale ed originale.
Le selezioni musicali giocano un ruolo fondamentale nel sottolineare l’alternanza tra momenti di ironia amara e confessione disperata: in che modo è avvenuta la scelta dei brani?«“My best dress” era un brano composto da Babyra per “Rum e Vodka” e lo abbiamo ripreso per “Uno sbagliato”; la selezione è avvenuta anche insieme alle due cantanti e Chiara Capobianco ha scritto per questo lavoro “Declaring love” e “The game”, quindi la colonna sonora è nata in parte proprio insieme allo spettacolo».
Questa volta hai fatto veramente tutto da solo: quanto ti sei riallacciato all’esperienza di anni fa con Rum e Vodka dell’irlandese McPherson e come è stato scommettere al 100% sulle tue sole capacità? «Sicuramente è sempre più impegnativo e faticoso fare tutto da solo! Infatti la mia carriera sta prendendo una strada parallela a quella della recitazione, di sola regia, per molti spettacoli portati in scena sul territorio nazionale ed ora che mi accorgo quanto ci sia bisogno di autori voglio proseguire anche l’esperienza nel lavoro di scrittura.Il personaggio di Michael è ispirato al protagonista di Rum e Vodka, alla sua tristezza che però era legata alla Dublino degli anni ’90. La situazione che si trova ad affrontare quest’uomo, invece è completamente diversa e parla delle problematiche di oggi e della nostra società globalizzata».
La due talentuose interpreti Chiara Capobianco e Alice Viglioglia oltre a trasportare il pubblico nella profonda solitudine del protagonista e nel suo disprezzo per sé stesso, rappresentano perfettamente due facce della femminilità da cui Michael si sente attratto.
Come è nata la collaborazione con loro? «Ho conosciuto Chiara tramite Antonello Aprea, con il quale in passato ho lavorato a tanti spettacoli e Alice è una “mia” scoperta fin dai tempi della rappresentazione su D’Annunzio: lavorando con me si è formata come attrice e cantante».
Il protagonista è un uomo che si trova in uno stato confusionale: a causa di un gesto incosciente compiuto a venti anni ha bruciato la sua giovinezza e tenta di fuggire dalle proprie responsabilità ricercando nell’alcol, nelle bravate sul posto di lavoro e nelle sue nottate prive di regole di recuperare il tempo perduto.
Secondo te quanto ha in comune Michael con la generazione confusa dei giovani di oggi? «Molto, senza dubbio. Il protagonista crede di poter trovare la “leggerezza” in un mondo fatto di superficialità, di party, di selfie, di ragazze giovanissime e ricche ma si rende conto ben presto che è un mondo di illusione».
Sul palco ami sempre circondarti di persone che vivano la scena con te, spesso coinvolgendo anche il pubblico che ti permette qualche piccola improvvisazione. Come mai, cosa ti dà questa vicinanza con gli spettatori? «A me piace sentire l’energia delle persone, un artista vive per un’emozione che regala al pubblico. I miei spettacoli sono pensati proprio per il pubblico e non è un caso se dal teatro tradizionale io sono considerato un cane sciolto, un anarchico».
Ora la tua vita si divide tra Milano e Roma ma l’ambientazione di questo spettacolo è tutta romana: senti ancora di appartenere molto a questa città? «Io amo Roma e vorrei vederla risorgere ma mi dispiace moltissimo constatare il crollo culturale che c’è in questa città: non perché manchi l’offerta culturale ma perché rimane “sotterrata” rispetto, ad esempio, a quanto avviene a Milano».
Ti rivedremo a breve sui palchi della Capitale? «Non a breve: “Uno sbagliato” sarà in scena al Teatro Golden fino al 19 Novembre, quindi saremo a Roma per un bel po’. Nella prossima stagione sicuramente porterò nella Capitale un mio nuovo lavoro sul Mago di Oz insieme a Giusy Versace e probabilmente ci sarà anche una collaborazione con Angelo Longoni».
Laura Mancini