“Un viaggio nelle interiora di Jansi, uno squarcio di Janis”. Giocato sul doppio nome Janis – Jansi, il testo creato da Adriano Marenco trae ispirazione da uno studio appassionato sulla vita e l’opera musicale di Janis Joplin fino ad immaginarne i pensieri ed il rammarico provato nell’oltretomba.
Un giudizio, quello della protagonista, fatto a ritroso sulla propria esistenza e ciò che avrebbe potuto riservarle, spesso rabbioso e carico di risentimento, che, essendo frutto della penna e della fantasia dell’autore, la fa distaccare da quell’immagine carica d’amore – pur nella sua disperazione – che il pubblico ha conosciuto della Janis Joplin in vita e crea una “Jansi”, una visione fatta a posteriori che forse potrebbe appartenere a molti ammiratori.
Ecco, quindi, il ricordo vago di un’infanzia/adolescenza caratterizzata dal corpo in sovrappeso e dalla faccia piena di acne, il passaggio per la breve fase dei capelli raccolti, degli abiti scuri e del ricamo, nel tentativo di essere una “brava ragazza” e poi la fuga da casa, inseguendo l’unica strada possibile, quella dove poteva portarla il suo grande dono, la voce.
Definita da una rivista “una sex simbol in una brutta confezione”, snobba dal mondo delle tenebre, con tono non privo di presunzione “quel fighetto di Elvis” ed in generale tutto quel mondo fatto di bei visini lisci che l’ha esclusa e di cui vorrebbe vendicarsi. La nostra Janis/Jansi parla ripetutamente di sé in prima persona: sono una sacerdotessa, sono una strega, sono un tipo – dicono, sono divertente – dicono; io ho la luce, la mia voce dà da bere agli assetati, moltiplica il pane e i pesci… e passando in rassegna le sue molteplici avventure amorose e sessuali, emerge più che mai, nel monologo, la sua disperata ed irrimediabile solitudine.
Il compito dell’interprete Valentina Conti è tutt’altro che facile o scontato: la rappresentazione, dal forte impatto emotivo, è improntata sul contatto continuo, viscerale e talvolta disgustoso con la terra, quella fredda terra alla quale la cantante texana è tornata precocemente e che richiama anche l’idea di sporcizia e trascuratezza insieme al whiskey che si scola e si sbrodola addosso, seduta sopra un cesso color fuxia.
L’attrice riesce ad eseguire un lavoro notevole di coordinazione fisica, slegando i movimenti del torace, delle braccia e del viso, nonché il ritmo del respiro, dai movimenti della gamba e del piede col quale interloquisce come se fosse una persona e che, addirittura, lecca e bacia.
“JANSI LA JANIS SBAGLIATA”
DOPPIO TEATRO, via Tunisi 16 – Roma
Sabato 25 Gennaio ore 21 e Domenica 26 Gennaio ore 18
Associazioni PATAS ARRIBA TEATRO e PESCATORI DI POESIA TEATRO
Con Valentina Conti
Regia di Simone Fraschetti
Testo di Adriano Marenco, testo registrato a cura di Alessandra Caputo
Laura Mancini