“ART”: uomini o donne, l’amicizia ha sempre i suoi compromessi
Al Teatro Ambra Jovinelli di Roma dal 31 Gennaio 2013, Gigio Alberti, Alessio Boni ed Alessandro Haber vestono i panni, rispettivamente, di Marc, Serge ed Yvan, i tre amici protagonisti del lavoro di Yasmina Reza del 1994.
Ancora una volta l’autrice francese, con la sua penna delicata e la gustosa ironia, svela le ipocrisie e le maschere dei rapporti umani, facendosi beffe, indistintamente, degli uomini e delle donne e della loro necessità di mentire e mostrarsi agli altri per quelli che non sono.
Ciò che emerge dall’indagine compiuta in “ART”, infatti, è soprattutto come – a differenza di quanto spesso si sostiene – nell’età adulta le amicizie maschili finiscano per cadere nelle stesse trappole, vizi e pettegolezzi di quelle femminili ed alla presunta sincerità e schiettezza si sostituiscano, poco alla volta, i segreti e le verità non dette, fino al punto di non conoscersi affatto.
I tre amici di vecchia data, così, col pretesto delle divergenze scatenate dal folle acquisto di Serge (un quadro bianco d’autore costato duecentomila euro) si scontrano sulle loro visioni dell’arte che si allargano, poi, a quelle della vita e se, in un primo momento, solo quando sono rivolti al pubblico confessano i loro veri pensieri, poi si scagliano l’uno verso l’altro gettando le maschere per svelare sia l’insofferenza reciproca sia la profonda sofferenza per non essersi sentiti compresi da quelli che avrebbero dovuto essere i “migliori amici”.
Solo come sottofondo narrativo, compare nei discorsi dei protagonisti l’accenno alle vite private – affettive e lavorative – di ciascuno, facendoci inquadrare meglio i personaggi nel loro contesto… ma le “situazioni” e le “storie” contano poco ed è sufficiente un’ambientazione fissa – il soggiorno di un anonimo appartamento – e tre interpreti per riversare nella parola – che in questa sceneggiatura è esaltata in tutta la sua potenzialità e pericolosità – più che nella costruzione esatta dei personaggi, lo spirito che anima ognuno e lo rende, in fondo, simile a qualunque spettatore.
Laura Mancini
