Tempi di crisi, ma il Portogallo non rinuncia al jazz

Il termine “crisi” deriva dal latino crisis ed indica il momento che separa una serie di fenomeni da un’altra differente. Da due anni ormai questa parola si pronuncia e si sente con incredibile frequenza, partendo dai problemi di carattere economico che stanno affliggendo l’Occidente fino ad allargarsi a un modo di sentirsi, di vivere, ad uno stato delle cose che va man mano cambiando.
Anche il Portogallo partecipa a questa condizione e la scorsa estate a Lisbona se ne sentiva parlare spesso. Tra i giovani c’era la tendenza a risparmiare, ad evitare gli extra e le attività dispendiose. Eppure, se crisi vuol dire cambiamento, non necessariamente il passaggio da una condizione all’altra viene affrontato in modo “negativo”, con timore e risparmiandosi. C’è, in Portogallo, chi in questo tempo di incerte prospettive, ha rischiato ed ha tentato di creare e produrre, ottenendo risultati inaspettati. È accaduto proprio nella musica jazz.

Le prime novità interessanti si trovano tra le case discografiche: nel 2001 a Lisbona è nata la Clean Feed Records. Se in principio da questa label non ci si aspettava molto di più rispetto ad iniziative affini  di altri Paesi, che spesso nascono e restano confinate in una produzione nazionale senza entrare in relazione con gli sviluppi paralleli delle produzioni straniere, l’etichetta in questione ha superato di gran lunga le aspettative. In questi 9 anni, infatti, Clean Feed ha prodotto più di 150 album e lanciato sul mercato musicisti di indubbio valore artistico –  citiamo Steve Swell, Roy Campbell, Carlos Zingaro – rispettando il suo intento di dare spazio tanto ad artisti portoghesi che stranieri, in progetti che viaggiano su binari separati ma paralleli, con interessanti connessioni che garantiscono una coerenza nella produzione dell’etichetta, ed uno sguardo attento rivolto sempre alle innovazioni della scena contemporanea. La distribuzione si è allargata pian piano in Europa fino a raggiungere Giappone, USA, Canada e l’etichetta è ora tra le più apprezzate nell’ambito del jazz creativo.
Un ruolo importante in questa sfida in ambito musicale rappresentano anche le fondazioni. La Fondazione Gulbenkian, ad esempio, ogni estate ormai da 26 anni realizza il Festival Jazz Em Agosto, ospitando anche artisti internazionali. La Fondazione Lisbon Improvisation Players è un’istituzione che raccoglie i maggiori talenti jazzistici della città, indirizzati alla riscoperta dell’improvvisazione libera: possiamo citare il sassofonista Rodrigo Amado, ma anche Paolo Curado o Marco Franco. Il Centro Cultural de Belém (CCB), invece, è diretto da una fondazione privata di interesse pubblico e ha la missione di produrre ed ospitare eventi culturali artistici di ogni genere mettendo in particolare risalto i nuovi talenti portoghesi. «La situazione finanziaria in cui vive il Paese non poteva non riflettersi nella vita e nella pianificazione del CCB» affermano gli organizzatori presentando la programmazione di quest’anno ma nonostante ciò, tra i nuovi progetti, proprio in ambito musicale viene annunciato quello della formazione di una Big Band Júnior, complesso di giovani jazzisti che possa lavorare presso la Lisbon Jazz Summer School, affiancando il lavoro del CCB a quello dell’Hot Club di Lisbona.
Per quanto riguarda i musicisti, accanto ad artisti e prevalentemente chitarristi portoghesi che popolano una scena mainstream influenzata in particolar modo dalla musica di Kurt Rosenwinkel o Mark Turner, il panorama musicale contemporaneo del Portogallo vanta una schiera di musicisti più “vivace” ed innovativa legata all’improvvisazione. Tra gli artisti più attivi ed originali, ci sono il pianista Mario Laginha e la cantante Maria João – formatasi proprio all’Hot Club – , che uniscono alle sonorità tipicamente latine (calypso, cantabilità brasiliana) il loro “etno-jazz”.
Una menzione meritano, in fine, anche i luoghi d’incontro, ovvero i jazz club più conosciuti della Capitale portoghese, come il già citato Hot Club, situato a Praça da Alegria, che fu inaugurato nel 1948; questo è il più antico locale jazz della città, tutt’ora considerato il tempio di questo genere musicale. Oltre ad ospitare la nota scuola di musica, funziona anche come un club di cui tutti gli amanti del jazz, di qualsiasi provenienza, possono essere soci. Piccolo e fumoso, vi si esibiscono sia artisti locali, sia musicisti di passaggio in città. Il Catacumbas Jazz Bar nella Travessa da Água-da-Flor è anch’esso un locale di culto per gli appassionati di jazz e blues, l’unico nell’animato quartiere Bairro Alto che sia dedicato esclusivamente a queste sonorità. Ateneu Café si trova in Rua das Portas de Santo Antão, zona centralissima di Lisbona. Si tratta di un bar-ristorante che funge anche da internet cafè ed il sabato organizza delle interessanti jazz session promuovendo nuovi talenti portoghesi e ospitandone di famosi.
Una serie di fenomeni, dunque, in ambito musicale, che sembra accompagnare questo momento di cambiamento della nazione e della popolazione, lanciando però un segnale positivo che riceviamo ed apprezziamo anche dal nostro Paese.
Laura Mancini
(Jazz Colours, Gennaio 2011)

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