MeVsMyself e la musica del subconscio, con “Mitclàn”

Un temporale? Un acquazzone? Un ruscello che scorre e il vento che soffia tra le foglie di una foresta selvaggia? Le gocce che cadono sulla superficie di uno stagno o forse, semplicemente, un luogo incantato, inventato dall’autore di qualche fiaba. No, nulla di tutto ciò. Quella che si ascolta nell’introduzione di Khnum, brano di apertura dell’album “Mitclàn” è sempre e solo la voce trasformista di MeVsMyself. Da queste atmosfere magiche, invitanti e ipnotiche, si passa a quelle più liriche, solenni e gravi di Tin Hinan ma il brano cambia totalmente registro a metà, “alleggerendo” l’ascolto. Divertente e sorprendente la chiusura velocizzata e poi rallentata di Gurfa.

Le emozioni che suscita l’ascolto di questo album si alternano, fino a farsi inquietanti, come nell’apertura di Eostre. In Mbuki – Mvuki forse, il cambio di registro a metà interpretazione è suggerito anche dal doppio titolo. Alcuni momenti delle composizioni vedono la melodia sparire per lasciare il posto solo a rumori sordi, a grida, a una base ritmica di riff vocali.

Centinaia di tracce sovrapposte e tanti colori timbrici che sono la ricchezza della voce di Pinardi, caratterizzano i brani a seguire. Le composizioni ricordano canti ancestrali, sciamanici, tribali, ma non si tratta mai di imitazioni, quanto, piuttosto, di reinterpretazioni personali e originali. Non c’è testo ma una lingua sconosciuta, che accompagna questa musica del subconscio.

Questo album ha una connotazione molto “selvaggia” e nel termine che scelgo di usare non c’è alcun eventuale riferimento dispregiativo nei confronti delle popolazioni alle quali può sembrare ispirarsi la musica di MeVsMyself. È selvaggia in senso di pura, non addomesticata. Perché se dietro alle capacità di Giorgio Pinardi c’è senza dubbio tanta pratica e allenamento, nel momento dell’improvvisazione tutto pare fluire libero e senza schemi, privo di briglie. Divertirsi a indovinare similitudini e richiami a questo o quel rumore, suono, genere musicale può andar bene ma il modo migliore di ascoltare “Mitclàn” e lasciandosi travolgere, senza cercare di classificarlo.

A maggior ragione non ho voglia di “imbrigliarlo” io, in una recensione di stampo standard che probabilmente non renderebbe merito al progetto e non servirebbe a molto. Lascio un alone di mistero e spero di invogliarvi, così, ancor di più a lasciarvi coinvolgere da questo felice esperimento musicale.

Chi è Giorgio Pinardi – MeVsMyself

MeVsMyself crea uno spettacolo in solo dove la Voce evoca un mosaico di suoni, ricordi, colori, sensazioni e ambienti diversi. Musica unica, accattivante e suggestiva, che fa sperimentare al pubblico il coinvolgimento di più sensi, alla ricerca di un linguaggio personale e universale.

MeVsMyself – nome d’arte del milanese Giorgio Pinardi – autore nel 2015 di “Yggdrasill”, sceglie di raccogliere in  “Mitclàn”, prodotto da Alterjinga in collaborazione con Panidea Studios di Alessandria, diversi filoni di ricerca nei campi più disparati:

  • dalle tecniche utilizzate dai cantori della Mongolia,
  • ai timbri suggestivi dell’Africa,
  • passando per fraseggi tipici della musica indiana e bulgara,
  • per le raffinate evoluzioni melodiche della cultura medio-orientale.

Musica da ogni parte del globo, richiami ad antiche culture dimenticate, sperimentazioni entro e oltre i limiti della Voce umana.

“Mitclàn” è costituito da improvvisazioni suddivise in centinaia di tracce dove la Voce si fa strumento ritmico, armonico, melodico e sperimenta in tutte le direzioni, cercando di sondare anche possibili scenari futuri attraverso ardite manipolazioni elettroniche.

Gli 8 brani dell’album si possono ascoltare su più di 340 stores online digitali, tra cui Spotify, Itunes, Deezer, Youtube.

Laura Mancini

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