Kaligola, “Oltre il giardino” e il debutto a Sanremo
Gabriele Rosciglione, rapper romano diciassettenne, si fece notare 3 anni fa su youtube quando, poco più che bambino, pubblicò il suo brano in lingua italiana, latina ed inglese “Ego sum Kaligola”. Da quel momento il soprannome Kaligola non gli si è più scollato di dosso ed è con questo che si presenterà tra le nuove proposte della 65° edizione del Festival di Sanremo, col brano “Oltre il Giardino”.
A cercarlo sono stati già in tanti precedentemente: è stato chiamato a partecipare alle trasmissioni Amici e The Voice, ma ha rifiutato «Non mi piace il modo in cui sono strutturati quei programmi e poi per me sarebbe stato un impegno troppo lungo». È stato lui stesso a decidere di presentarsi a Sanremo «La mia scelta è stata appoggiata dal mio produttore; il festival è una grande vetrina, dà visibilità come un talent, ma è meno impegnativo per me che ancora vado a scuola».
Il suo ufficio stampa lo sta presentando come un rapper che prescinde dal look e dall’atteggiamento ai quali i rapper americani ci hanno abituati per anni, trasgressivo e di forte impatto visivo: lui ha un aspetto acqua e sapone, non mostra tatuaggi sul corpo; ma se può sorgere il dubbio che questa immagine “pulita” sia dovuta solo ad una fase temporanea, parlandoci al telefono la sua semplicità e buona educazione appaiono lampanti, ma Kaligola, nonostante la sua giovane età, sembra anche sicuro di ciò che gli piace e ciò che vuole essere – “Non indosso Prada, compro i miei vestiti sulle bancarelle della strada” cantava proprio nel ritornello di “Ego sum Kaligola” – e sa rispondere con consapevolezza alle domande che gli pongo sul tema non facile dell’emarginazione, affrontato nel suo nuovo brano, per il quale si è ispirato ad un signore solitario, dall’aspetto un po’ trasandato ma sempre sorridente, che incontrava sull’autobus andando a scuola «non si trattava di un barbone ma da quell’incontro mi sono venute molte suggestioni e mi sono fermato a riflettere più in generale sugli emarginati».
Ti sei interrogato sul motivo dell’indifferenza della gente nei confronti degli emarginati? «Immagino che la gente si distacchi da queste persone per un meccanismo di difesa ma avviene anche semplicemente con gli sconosciuti… a maggior ragione, forse, rimane intimorita da ciò che avverte come “diverso”»
E tu come reagisci? Ti fermi mai a parlare con chi è “diverso” nella tua città? «Io parlo un po’ con tutti: per andare a scuola passo sempre vicino ad una stazione dove è pieno di extracomunitari, ad esempio e per me è normale fermarmi a scambiarci due chiacchiere… certo, poi non è che si instaura un’amicizia da un incontro occasionale»
Qual è il dolore più grande che si trovano ad affrontare le persone emarginate, secondo te? «Penso che sia proprio la loro solitudine, il non essere capiti, accettati, il fatto che non gli si dà importanza. Però probabilmente per qualcuno il fatto di isolarsi è invece una scelta, magari una “cura” contro qualche altro dolore».
“Oltre il giardino” farà parte dell’omonimo album d’esordio di Kaligola (RWM Records), che sarà pubblicato nella settimana sanremese e contiene 11 canzoni scritte e composte dallo stesso Kaligola con la collaborazione, per gli arrangiamenti e la produzione, di Enrico Solazzo e Dario Rosciglione «È costruito come un film, in cui ogni canzone è una storia; ci saranno temi ironici, ma anche sociali e underground». E per togliere ogni dubbio sul fatto che questo giovane ragazzo non stia vivendo in modo “passivo” il suo progetto musicale, basti sapere che… «ho curato io stesso la regia ed il montaggio del video ufficiale di “Oltre il giardino” e la grafica dell’album. – come ha spiegato l’artista, che ritiene che la narrazione di una storia debba essere a tutto tondo e coinvolgere non solo la musica e i testi ma anche le immagini -. La passione per immagini e i video è nata spontaneamente a casa: guardo veramente tantissimi film, ho una collezione di dvd, ultimamente la mia fissazione è per Hitchcock e Kubrik. Finito il liceo scientifico mi piacerebbe studiare all’Accademia di Cinematografia di Roma».
Nella pagina Facebook di Gabriele, noto il post di un’immagine che raffigura il suo volto, per metà umano e per metà trasformato in leone «non ha un significato particolare, in realtà è una foto che risale a un anno fa; su Facebook non mi piace mettere foto normali o selfie, così pubblico un sacco di foto strane: mi diverto a lavorare con Photoshop».
Kaligola ha un vero desiderio innato di musica; ciò non toglie che a spingerlo in quella direzione sia stato il contesto famigliare «ho avuto un forte impatto con la musica in famiglia, tramite mio padre e i nonni contrabbassisti. Grazie alla famiglia ho ascoltato moltissimo jazz ma è un genere che poi ho abbandonato anche se mi piacciono le rivisitazioni hip hop del jazz. I miei idoli musicali non sono molto conosciuti: un gruppo che seguo molto sono i Pharcyde e in generale mi piace il rap anni ‘90».
Gabriele si è formato studiando per qualche anno pianoforte e nei suoi lavori è riconoscibile l’amore e lo studio per la poesia (è un estimatore di Giovanni Pascoli, Alda Merini e Rainer Maria Rilke).
Quando gli chiedo se dei big che parteciperanno al Festival di Sanremo quest’anno, c’è qualcuno che gli piace particolarmente o cosa ne pensa di Arisa ed Emma, che affiancheranno Carlo Conti nella presentazione, con tutta la franchezza che solo un adolescente alle prime esperienze televisive può permettersi, risponde «mah, ascoltarli alle prove mi ha fatto molto piacere, in particolare in passato ho seguito Alex Britti ma poi i miei gusti sono andati in tutt’altra direzione… di Arisa ricordo vagamente il ritornello di un brano che portò a Sanremo ed Emma non la conosco proprio… seguo davvero poco la musica melodica italiana!».
Lo scorso anno Rocco Hunt – anche lui ragazzo dall’immagine semplice e pulita – ha vinto le nuove proposte di Sanremo con un brano rap: cosa ne pensi del suo lavoro? «Rocco è bravo a rappare, mi piace il suo bel ritmo ma anche in quel caso ho ascoltato solo alcuni brani dell’album trasmessi come singoli».
Come reagiscono i tuoi coetanei, i tuoi compagni di scuola di fronte al tuo estro artistico e alla tua sensibilità? «Benissimo, infatti io ho sempre coinvolto tutti i miei amici alla lavorazione dei miei video musicali: è stata un’occasione di divertimento anche per loro e mi appoggiano, fanno il tifo per me».
Laura Mancini