“PER ECUBA! FRAMMENTI DI UN DISCORSO TEATRALE” IL TEATRO ITALIANO SECONDO MAURIZIO GIAMMUSSO

Maurizio Giammusso insieme a Gennaro Colangelo, Tullio Kezich, l’attrice Giuliana Lojodice e Maurizio Scaparro, ha presentato il 27 Gennaio 2009 il suo ultimo libro “Per Ecuba! Frammenti di un discorso teatrale” (240 pagine, 16,00 €, Bulzoni Editore), presso il Piccolo Eliseo di Roma, alla presenza di un pubblico numeroso che ha sfidato il maltempo per partecipare all’evento.
Il titolo del volume trae spunto da un noto verso dell’Amleto e una curiosità che ci ha fatto notare Tullio Kezich durante la sua introduzione, è che Giammusso non è stato il primo ad avere questa idea “Indagando un po’, ho scoperto che la scelta di partire da questa citazione, per sviluppare un  discorso che certo si muoveva in tutt’altra direzione, la ebbe già Hitler, per uno dei suoi scritti!”. Naturalmente i presenti hanno riso ironicamente, vista l’evidente impossibilità di associare questi due personaggi.
Maurizio Giammusso, giornalista dell’agenzia ANSA, scrittore e sceneggiatore, è stato per molti anni critico drammatico del Corriere della Sera  ed ha voluto riunire in questo testo alcuni suoi articoli, le interviste realizzate agli interpreti più noti e i saggi dedicati all’argomento del teatro, concentrandosi soprattutto sulla figura dell’attore.
Il messaggio che vuole comunicare è che il teatro non è qualcosa di impegnativo al punto di annoiare, come spesso teme il pubblico meno esperto; per questo l’autore ha realizzato un testo fruibile e piacevole per chiunque sia incuriosito dall’argomento.
«Di Maurizio Giammusso apprezzo la pazienza del ricercatore e la bravura dello scrittore” ha detto Kezich, che ha curato la prefazione del libro “due qualità che difficilmente si trovano nella stessa persona».
In seguito alla sua introduzione, Giuliana Lojodice – attualmente in scena presso il Teatro Eliseo con lo spettacolo “Le conversazioni di Anna K.”, ha letto ed interpretato alcuni estratti del testo che riteneva più curiosi e piacevoli.
Ma quest’opera rivela, tra le righe, anche la testimonianza di un’esistenza, quella dell’autore stesso,  dedicata in buona parte all’amore per il teatro. «Nei 17 anni in cui ho collaborato con il Corriere della Sera seguivo mediamente 200 spettacoli l’anno… Attualmente vado comunque molto a teatro, anche per l’Ansa e ne seguo circa 80 l’anno» ci racconta in un’intervista. E rubando qualche considerazione sul panorama teatrale contemporaneo ci ha detto di tentare ancora spesso di scoprire compagnie emergenti o piccoli spazi teatrali «il mio stesso mestiere lo richiede perché sono uno spettatore professionista!».
Se attualmente nella scena italiana ci si accorge che tanti giovani si “improvvisano” attori ed i palchi sono in un certo senso “sovraffollati” di compagnie poco conosciute e, d’altro canto, pochi grandi nomi dominano gli spazi teatrali più grandi, Giammusso risponde: «L’idea di fare teatro è un diritto inalienabile, questo è certo e persino il teatro fatto male, il teatro “brutto” ha diritto d’esistere. Ma non si può, poi, avere la pretesa di ricevere attenzione dal pubblico o dalla stampa».
Laura Mancini

Potrebbero interessarti anche...