Intervista a Simone Delos, autore de: “L’anatomia della sirena”
Simone Delos è uno scrittore romano. Ama la letteratura ed è particolarmente appassionato di studi umanistici. Predilige tutto ciò che è contraddittorio e che riguarda l’animo umano, attraverso una discreta dose di cinismo, usa la sua penna per immortalare istanti e spogliare le parole senza curarsi di rivelare troppo o troppo poco. Autore, in precedenza, di ‘Ventuno. Rebirth’, torna con un altro libro “L’anatomia della sirena” edito da Bertoni Editore e si racconta in questa intervista.
Chi è Simone Delos? Qual è il suo rapporto con il tempo e le parole?
«Delle parole ho sempre amato la musicalità. Le vedo come note su un pentagramma e, di conseguenza, la frase come una partitura. Credo abbiano una funzione molto importante. In letteratura evocano immagini, rivelando al contempo l’invisibilità del pensiero. Il tempo è per me un concetto, ad oggi, ancora indecifrabile. Spesso vorrei imparare a dominarlo, a gestirlo. Tuttavia cerco di afferrarne i frammenti, viverli al massimo consentito dalla mia natura».
“L’anatomia di una sirena” è il suo ultimo romanzo; a cosa si è ispirato per scrivere una storia così particolare e originale?
«Ci sono degli elementi a cui pensavo da tempo. Come fossero delle coordinate geografiche. L’infanzia, il riscatto, il mare, l’arte, la divinità. Da questi elementi sono nati i primi personaggi. La storia, di fatto, l’hanno scritta loro».
Quali sono i personaggi principali e quali quelli secondari che però hanno avuto un peso particolare in alcuni racconti?
«I personaggi principali sono senz’altro Kostantinos e i suoi due figli gemelli: Febo e Diana. Tuttavia ci sono personaggi altrettanto importanti e per i quali ho sofferto e gioito al contempo. Biancalana, il gigante incompreso, ma anche Adele, la moglie di Febo, e la sorella di Kostantinos, Dimitra».
Utilizza spesso metafore che raccontano episodi mitologici, perché?
«La mia passione per la mitologia è vecchia quanto me. Mi ha sempre, enormemente, interessato, il rapporto dell’uomo con la divinità. Nel libro, in particolare, questa ricerca diventa quasi simbiotica.
La metafora stessa, che dà il titolo al libro, suggerisce la mia idea che gli uomini siano “divini” per metà. Come la sirena è per metà pesce».
È stato difficile arrivare alla pubblicazione del libro? Cosa pensa dell’editoria italiana?

«L’editoria italiana è molto diversificata. Ci sono le case editrici big, ci sono le medie e poi tutto il resto: piccole, micro ecc.
Credo che ci siano molti editori che fanno ancora il loro mestiere. Cercano talenti e li supportano. Molti altri utilizzano altri metodi per sopravvivere».
È vero che in definitiva siamo tutti delle sirene?
«Come ho detto prima, siamo fatti di una duplice natura. Una mente e delle capacità sensoriali che ci avvicinano al divino, e un corpo che ci tiene saldi alla terra. Quindi sì. Siamo tutti sirene».
Lei ha alle spalle una ricca produzione di scritti tra poesie e racconti; ci parla delle sue pubblicazioni passate?
«Ho iniziato a scrivere senza l’esigenza di dare una forma strutturata alle parole. La poesia è questo, pennellate di colore su una tela bianca. Dopo la poesia ho scritto molti racconti brevi.
La brevità mi spinge a fissare istanti, concetti. Mi scagiona dal contorno, essenziale per uno scritto di lungo respiro.
Ho imparato tuttavia col tempo, che le parole possono prendere forme diverse. Sono in grado di costruire stanze o interi castelli».
Se dovesse dare dei consigli a un autore emergente, cosa direbbe?
«Gli direi quello che dico a me stesso. Avere ben chiaro in mente il messaggio che si vuole mandare. Essere fedele alla propria natura, quindi scrivere con la propria personalità e col proprio concetto di parola e di storia».
Ha qualche altro libro nel cassetto, cosa deve aspettarsi il suo pubblico?
«Ho sempre qualche embrione di trama nella testa.
Al momento sto costruendo una storia nella mia mente. Se sopravviverà alle mie “censure mentali”, potrebbe prendere coraggio per fare il suo viaggio».
Lisa Di Giovanni