In un’era in cui la comunicazione viaggia su internet, anche di musica jazz si parla in modo crescente sul web. Non esistono, però, solo i siti “ufficiali”, legati alle testate giornalistiche, ma anche spazi indipendenti curati da appassionati, che spesso si leggono e commentano reciprocamente.
In “Mondo Jazz”, il carattere degli articoli varia moltissimo passando dalla valutazione dettagliata di un album o di una performance musicale – prevalentemente eventi del milanese – al commento ironico e personale su fatti recenti di ambito artistico, a materiale riportato da Wikipedia. Un’etichetta – o tag – definisce l’articolo come “recensione”, “divagazione”, ecc., aiutando ad inquadrarne l’intento. Un certo interesse è rivolto anche ai video: la playlist su un cellulare virtuale permette di cliccare su ciascun brano per ascoltarlo e vedere le immagini di alcune performance live. Inoltre, una serie di link rinvia ai siti web di locali e riviste dedicati alla musica jazz, ad altri jazz blog italiani o di musicisti, nonché alle radio che trasmettono musica jazz. Una raccolta di informazioni che può tornare utile.
Tra le notizie del blog “Note Dissonanti” i “documenti”, come sono definiti genericamente, riportano informazioni e documentazioni di vario tipo, ma viene presa in esame in particolar modo la storia della musica e l’estetica del jazz, con evidente predilezione per le figure di John Coltrane, Anthony Braxton, Ornette Coleman e Miles Davis, senza però escludere uno sguardo aperto a moltissimi altri musicisti italiani e stranieri, del passato e contemporanei, oltre alle “riflessioni” analitiche svolte attorno ad alcuni album.
Nel primo post “Jazz From Italy”, che risale al 2007, l’autore si definisce “accanito collezionista e jazz fan con più di un migliaio di dischi catalogati”: fra i pregi del blog, infatti, la segnalazione di rari dischi in vinile condivisi coi lettori. Nelle “pseudo recensioni” – come l’autore stesso le definisce – i generi affrontati sono molti: jazz afro, latin, europeo, scandinavo, italiano, free, da camera e blues. E ancora notizie su alcune etichette discografiche, relazioni interessanti sulla connessione tra il jazz e la comunicazione o la politica. Una sezione speciale è dedicata alla storia del Sanremo Jazz Festival (1959 – 1966) e c’è anche un’affascinante testimonianza della partecipazione alla 40ª Edizione dei Seminari di Siena Jazz.
L’autore di “Gerovi Jazz”, con stile scorrevole e coinvolgente e un approccio molto giornalistico all’informazione, dedica la sua attenzione ai grandi del jazz internazionale, alle loro opere intramontabili che hanno fatto la storia del genere, senza trascurare gli artisti contemporanei, per una lista di quasi 300 nomi che lascia intuire una vasta conoscenza della materia.
“Jazzer”, nato nel 2001, trasportato da una sede web all’altra, abbandonato e ripreso più volte nel tempo, è ora un vero sito web. Attraverso l’esame di un genere di un musicista o di un album, l’autore affronta vari argomenti inerenti non solo la musica jazz, ritagliandosi anche la sua pagina da “fan” dei Tuxedomoon. Interessante la sezione “Jazzers for dummies” in cui, partendo da una lista di 20 dischi di jazz e 8 autori scelti tra quelli che hanno segnato la storia del jazz ed altri che semplicemente hanno caratterizzato il legame del blogger con esso, si accompagna il lettore inesperto in un excursus su questo genere musicale.
“Un jazz al giorno” rimanda anche a “Jazz nel pomeriggio” basato sulla segnalazione di un brano al giorno da ascoltare. A curare i due spazi è Marco Bertoli, traduttore di mestiere e collaboratore della rivista Musica Jazz, pianista e compositore dilettante – come si definisce lui stesso. Affrontando circa un centinaio di musicisti senza una predilezione per un particolare punto di vista – storico, biografico o critico -, nelle sue brevi notizie, nelle interviste o negli articoli sugli album e i concerti dal vivo (in prevalenza quelli di Milano), l’autore non di rado rimanda infatti ad articoli della rivista cartacea con cui collabora.
“A proposito di jazz” è nato nel 2007 sull’onda del successo riscontrato dalle lezioni di storia del jazz tenute a Roma da Gerlando Gatto, ed è curato dallo stesso Gatto insieme a Daniela Floris e Simone Minzi. Gli eventi segnalati riguardano molte città italiane (talvolta manca l’indicazione della località ospite) mentre la selezione di quelli recensiti si concentra in prevalenza sulla Capitale. Le recensioni di Cd, invece, prediligono le nuove proposte, allontanandosi spesso dal jazz tradizionale.
Sulla scia del fenomeno statunitense, anche in Italia sono quindi numerose queste realtà virtuali, gestite ciascuna in modo diverso, dove si possono trovare interessanti spunti e testimonianze sulla musica che magari una vera “rivista” non potrebbe dare.
Laura Mancini
(Jazz Colours, anno 2010)